7 Dicembre 2024: manifestazione Per la Romagna Alluvionata e la Resistenza Climatica
Sabato 7 dicembre, alle 14.30, ritrovo presso il Parco Gatti a Faenza, nel quartiere Borgo Durbecco.
Partenza alle ore 15.00 verso Piazza del Popolo.
La manifestazione è organizzata dal Comitato Borgo Alluvionato, in collaborazione con Rete360, la rete civica nata a Forlì che unisce associazioni, comitati e realtà collettive dell’area vasta della Romagna.
“Ciò che è avvenuto in Romagna non è solo un problema locale. Stiamo vedendo le conseguenze di una crisi climatica importante. Quella del 7 dicembre sarà una manifestazione della comunità civile”.
“Crediamo che quanto successo nei territori della Romagna dal maggio 2023 ad oggi – dichiarano gli organizzatori – non possa essere affrontato come problema locale e di coloro che ne hanno subito le dirette conseguenze.
Gli eventi verificatisi sono stati classificati come la terza catastrofe mondiale del 2023 ed eventi comparabili con quelli avvenuti nel 2023 si stanno ripetendo con una ricorsività preoccupante, in Romagna, nell’intera Regione, in Italia, in Europa e a livello mondiale e sono la diretta conseguenza di una crisi climatica importante.
La mobilitazione del 7 dicembre sarà una manifestazione dell’intera comunità civile, perché le conseguenze degli eventi alluvionali non sono solo questioni che riguardano la cittadinanza alluvionata.”
Le richieste della mobilitazione
La manifestazione non vuole essere solo una protesta, ma un momento per ribadire alcune richieste chiave rivolte alle istituzioni, per “preparare il futuro di questa terra martoriata e delle comunità colpite.”
Ristori rapidi e congrui: Occorre un cambio di passo tanto reale quanto radicale, che riveda le ordinanze al fine di sbloccare ed erogare finalmente a cittadini ed attività gli indennizzi (che furono promessi al 100%), necessari a ristorare i danni sofferti.
Una struttura commissariale adeguata, che sia presente, connessa al territorio, che riunisca tutti gli eventi alluvionali e possa essere dotata delle risorse necessarie – già da questa legge di bilancio – per avviare con urgenza i Piani Speciali di sicurezza e prevenzione idrogeologica. Una legge nazionale per le emergenze climatiche e i disastri, che possa attivare immediatamente strumenti celeri di riparazione e ricostruzione.
Un’urgente azione di prevenzione climatica negli insediamenti urbani, dove la concentrazione di superfici altamente impermeabilizzate, reti di drenaggio urbano insufficienti, opere di canalizzazione ed interventi di restrizione dei canali esistenti hanno determinato impatti devastanti: le città devono essere attrezzate per contrastare gli effetti del clima attraverso l’aumento della permeabilità e il miglioramento della rete fognaria esistente.
Una ricostruzione partecipata ed equa, attraverso strategie che rispettino l’ambiente, gli elementi naturali, con misure, scientificamente sensate, di messa in sicurezza degli insediamenti urbani e senza scaricare ulteriori costi su cittadini e territorio.
Un’attenzione speciale per l’Appennino, con le aree montane considerate cruciali per la sicurezza del territorio, rendendole protagoniste di una strategia di prevenzione idrogeologica “a monte” che ne aiuti e rafforzi gli insediamenti, dalle attività agricole fino agli enti locali, affinché siano messi in condizione di presidiare un territorio vasto e complesso, che non dev’essere più abbandonato.
Partecipazione attiva dei cittadini, che devono essere informati, coinvolti e responsabilizzati nella gestione del sistema idraulico urbano e territoriale, affinché comprendano i rischi e le opportunità. La redazione dei Piani di Protezione civile deve essere partecipata per affrontare meglio le emergenze in modo da tutelare persone e beni, nelle aree a rischio.
“Ad oggi siamo di fronte a risultati deludenti con i cittadini colpiti costretti a pagare la ricostruzione e fragilità territoriali che persistono. Servono misure più radicali e adatte a fronteggiare il cambiamento climatico in atto”.
Al momento invece, proseguono gli organizzatori, rileviamo solo “risultati deludenti con le vittime del fango che hanno dovuto, in larga parte, pagare di tasca propria la ricostruzione mentre continuano a persistere fragilità territoriali, riscontrabili dai continui “rattoppi di somma urgenza”, che testimoniano tra l’altro anche un’incapacità di visione strategica nelle scelte politiche.
Non si può pensare di ricostruire come prima di fronte ad un’alluvione – concludono gli organizzatori – che ha allagato un terzo della pianura romagnola ha messo in evidenza la necessità di attuare misure più radicali e adatte al cambiamento climatico in atto, aldilà di interessi di parte o calcoli elettorali.”
Anche Legambiente aderisce alla manifestazione ed invita associazioni, comitati e cittadini a partecipare
Come anticipato in un precedente articolo pubblicato qualche giorno fa su questa pagina, anche noi di Legambiente aderiamo alla manifestazione in programma il 7 dicembre e,
“ … invitiamo associazioni, comitati, cittadine/i a partecipare a questa e ad altre iniziative di mobilitazione che, come questa, è costruita su una piattaforma precisa, che non si limita a denunciare specifiche responsabilità e ritardi, che pure ci sono da varie parti, ma chiede a tutti la necessità di un cambio di passo.
Oggi (quasi) nessuno – proseguono da Legambiente – può negare gli effetti del cambiamento climatico in atto ma questo significa contenere le cause che lo determinano e progettare a tutti i livelli i necessari “adattamenti” nei territori.
Giustamente si è sottolineato che questa emergenza non riguarda solamente i cittadini che sono stati più volte colpiti dagli eventi alluvionali ma è un problema dell’intera comunità e per questo insistiamo nel sollecitare il coinvolgimento di tutte le realtà della società civile.
“Vogliamo essere parte attiva nell’organizzare la più ampia e unitaria mobilitazione per la messa in sicurezza dei nostri territori e una ricostruzione consapevole”
Anche queste conoscenze e competenze devono essere coinvolte nella definizione dei “Piani di protezione” per gli interi bacini idrografici dall’appennino, alla pianura, al mare.
Ad esempio, le esperienze dei “contratti di fiume”, avviati nei bacini del Lamone, del Marzeno e del Senio possono essere utili per la realizzazione del “Piano speciale per la ricostruzione”, ancora non approvato definitivamente.
Questo, assieme a ristori giusti, una struttura commissariale adeguata e presente nel territorio, i necessari finanziamenti centrali che non stati definiti, sono gli obiettivi della manifestazione del 7 dicembre”.
L’elenco di tutte le associazioni e realtà che hanno deciso di aderire alla manifestazione
Realtà che stanno lavorando alla costruzione della Rete 360: Appello per l’Appennino Romagnolo, Cgil Forlì Cesena, Cgil Ravenna, Collettivo Monnalisa, Collettivo Osservo, Forlì Città Aperta, Fridays For Future Forlì, Gruppo 225 Amnesty International Forlì, Legambiente Forlì-Cesena, NoMegastore Forlì, Parents For Future Forlì, Tavolo Associazioni Ambientaliste Forlì, Unione degli Universitari Forlì, Un Secco No, WWF Forlì-Cesena.
Altre realtà aderenti: ANPI Cesena, ANPI Comitato Provinciale Forlì-Cesena, ARCI Comitato di Forlì Aps, Associazione Luciano Lama, Associazione voceDonna, Biblioteca Intersezionale Iris Versari, Bologna for Climate Justice, Circolo Legambiente Lamone Faenza, Comitato per la ricostruzione post-sisma e alluvione di Rocca San Casciano, Comitato Studentesco per la Palestina Forlì, Coordinamento ravennate Per il Clima-Fuori dal Fossile, Extinction Rebellion Romagna, Faenza Eco-logica, Faenza Forese Lamone FLUIRE, Federconsumatori Forlì Cesena, Gas Faenza, Geolab, Legambiente Emilia-Romagna, Legambiente ImolaMedicina, Libera Forlì-Cesena, Overall rete multiculturale Faenza, PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale, REA – Collettivo di genere, Una Strada per Nuvoleto – APS.
Correlati
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link