Di seguito il comunicato stampa del portavoce di Ehpa Basilicata sezione di Grottole, Bruno Scarabaggio sulla centrale a biogas in costruzione nel territorio.
“Questa mattina ho effettuato un sopralluogo alla centrale biogas in costruzione in provincia di Matera, e vorrei avviare una riflessione sullo sviluppo degli impianti biogas e biometano, un tema che riguarda direttamente il nostro futuro in Basilicata. In particolare, voglio soffermarmi sulla centrale che è in costruzione a Grottole, un impianto che, stando ai piani, dovrebbe utilizzare scarti agricoli come materia prima per il processo di biodigestione. Tuttavia, c’è un problema evidente: nel territorio di Grottole gli scarti agricoli scarseggiano, principalmente a causa della crisi che ha colpito l’agricoltura e della riduzione delle aziende zootecniche. Inoltre, gran parte delle deiezioni animali vengono oggi utilizzate per concimare i terreni agricoli, creando un ciclo naturale di produzione e fertilizzazione, il cui scopo è cercare di mantenere costi adeguati alla sopravvivenza delle stesse aziende.
Il vero nodo da sciogliere, tuttavia, non riguarda solo l’approvvigionamento delle materie prime, ma soprattutto le risorse idriche, fondamentali per la coltivazione di piante come mais, sorgo e insilati essenziali per alimentare l’impianto. La Basilicata di oggi è una delle regioni con le risorse idriche più scarse d’Italia, e la crescente richiesta di acqua per queste coltivazioni rischia di peggiorare una situazione già critica. Oggi, 140.000 famiglie lucane vivono senza acqua corrente costante, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a causa della crisi idrica che sta colpendo la regione. Mentre la popolazione fatica a soddisfare i propri bisogni quotidiani, il governo regionale sembra non aver preso in considerazione il rischio di compromettere ulteriormente questa risorsa vitale per alimentare un settore che non risolve i problemi locali, ma crea nuove vulnerabilità.
Le autorizzazioni a impianti di questo tipo vengono concesse senza una valutazione seria del quadro complessivo delle risorse naturali. È evidente che la questione non sia solo quella di portare sviluppo, ma anche quella di chi sta beneficiando veramente di questi investimenti e di come vengano pianificati. Dietro a queste scelte sembra esserci l’influenza di lobby che spingono per ottenere autorizzazioni senza considerare le reali necessità del territorio. È una politica miope che non tiene conto delle risorse limitate, mettendo a rischio il futuro di intere comunità.
Ciò che emerge chiaramente è la sensazione di un’amministrazione regionale che, invece di difendere gli interessi della popolazione lucana, sembra assecondare logiche di breve periodo, favorendo progetti che, lontano dal risolvere le difficoltà, alimentano solo una spirale di problemi. Come se non bastasse, il governo regionale ha autorizzato la costruzione di nuovi impianti industriali, ma senza attuare politiche efficaci per fronteggiare la crisi idrica, che oggi minaccia la sopravvivenza di chi vive in Basilicata. Se a un pesce rosso togli l’acqua, muore. Ma se a una regione togli l’acqua, la sua gente potrebbe trovarsi ad affrontare il collasso.
Sorgono allora delle domande fondamentali: quali sono i reali guadagni per i cittadini lucani? Se da un lato l’impianto biogas potrebbe produrre energia rinnovabile, è difficile non interrogarsi su come questo sviluppo possa tradursi in benefici concreti per la popolazione locale. I costi ambientali e sociali, come la possibile scarsità di risorse idriche e il rischio di ulteriore disgregazione del tessuto agricolo, non sembrano essere adeguatamente bilanciati con i vantaggi economici per le famiglie e le piccole imprese. Inoltre, che cosa ci guadagnano gli artigiani e le piccole e medie imprese, che sono il vero motore dell’economia locale? Se l’impianto si alimenta principalmente con risorse agricole che provengono da altre aree o da coltivazioni specializzate, quale valore aggiunto resta per le piccole realtà del territorio? La domanda è se, oltre alla produzione energetica, ci siano ricadute positive in termini di occupazione, filiere locali e sviluppo di nuove opportunità per le imprese. Al momento, sembra che i guadagni siano principalmente concentrati in grandi investimenti e in poche mani, mentre le piccole imprese e i cittadini rischiano di essere lasciati fuori da un modello che non risponde ai bisogni concreti della comunità.
Se l’obiettivo del progetto è davvero quello di creare sviluppo sostenibile, allora è fondamentale che vengano previsti incentivi e soluzioni che favoriscano la partecipazione diretta delle piccole imprese locali e dei cittadini. Solo così si potrebbe sperare che i benefici non rimangano confinati in un progetto industriale che, pur potendo produrre energia, non risponde appieno alle necessità del territorio.
Aggiungiamo un’altra riflessione più ampia: perché le politiche di sostenibilità in Basilicata stanno portando alla mera edificazione di cattedrali nel deserto e allo spopolamento di massa? Perché, nonostante il proliferare di impianti eolici, fotovoltaici e ora biogas, questi progetti non stanno generando nuovi posti di lavoro e opportunità per la popolazione locale? Realmente, cosa prospettiamo per la regione Basilicata oltre lo spopolamento di massa? Non possiamo ignorare che, purtroppo, gli impianti energetici e le politiche di “sostenibilità” non stanno traducendosi in un reale sviluppo territoriale, ma sembrano aggravare le difficoltà economiche, con la popolazione che abbandona i territori rurali per la mancanza di lavoro e di servizi.
La Basilicata rischia di diventare una regione dove l’energia e le risorse naturali sono sfruttate per il beneficio di pochi, mentre la gente si allontana da un futuro che appare sempre più incerto. Se non si investe seriamente in politiche integrative che affrontano simultaneamente la questione dell’occupazione, dei servizi e delle risorse naturali, la nostra regione rischia di diventare un campo di esperimenti industriali a scapito delle sue comunità. Un futuro che, senza una visione chiara e un’efficace gestione delle risorse, sembra condurre verso un’ulteriore marginalizzazione e impoverimento della Basilicata.
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