Giovani: oltre l’80 per cento ha un buon rapporto con i genitori

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I dati dell’indagine europea “Stop the violence”. Il 54 per cento non fuma; il 39 per cento beve nel weekend; il 26 per cento ha provato le droghe almeno una volta. La presentazione il 14 dicembre a Ravenna

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RAVENNA – Più della metà non fuma, il 26per cento si è drogato almeno una volta, soprattutto marijuana e cocaina. Il 39per cento beve con gli amici nel fine settimana. Il 23,7per cento non sa nulla degli effetti nocivi di droga e alcol. Il 42per cento non legge, ma più dell’80per cento è sui social network, 115 quelli che hanno avuto brutte esperienze sul web. Sono i risultati di “Stop the violence” indagine realizzata nell’ambito del Progetto transnazionale Povel (Prevention of violence through education to legality), che ha coinvolto 696 adolescenti di Francia (100), Spagna (51), Belgio (120) e Italia (425 da Bologna, Ravenna e Friuli Venezia Giulia) su alcol, droga, bullismo e cyberbullismo. Finanziato dalla Commissione europea, Povel ha visto lavorare fianco a fianco organizzazioni pubbliche e private dei 4 Paesi, coordinati dal Cefal, per promuovere stili di vita sani e azioni preventive in particolare sull’uso di alcolici e droga, sulla violenza tra pari e su quella connessa alle nuove tecnologie. Dall’indagine è emerso che, nonostante dichiarino di avere un buon rapporto con gli adulti (l’83,3per cento), quando si trovano nei guai gli adolescenti preferiscono chiedere aiuto ad amici, centri generici o servizi specializzati. Perché? “Dei ‘grandi’ hanno una percezione debole in termini relazionali – spiega Lorena Sassi, responsabile relazioni internazionali di Cefal e coordinatrice di Povel – Li vedono poco autorevoli e, quindi, non come un punto di appoggio sicuro nelle situazioni di difficoltà”. I dati saranno presentati il 14 dicembre nel seminario “Percorsi per il benessere dei giovani” (Sala Nullo Baldini, Ravenna).
 
Hanno in media tra i 16 e i 17 anni e frequentano centri di formazione professionale e istituti tecnici. I maschi sono il 54per cento, l’84per cento ha fratelli e sorelle, il 43per cento vive in periferia. L’80per cento non lavora perché studia o è in attesa di occupazione, mentre il 10per cento lo fa in modo occasionale. Più della metà non fuma (54 per cento): percentuale che arriva al 78per cento per i belgi e scende al 37per cento in Spagna. In Italia non fuma il 51 per cento. Nel fine settimana più della metà va a dormire tra le 23 e l’1 di notte, mentre il 43per cento ci va dopo le 2 (il 78 per cento degli spagnoli). Se il 39 per cento beve solo nel weekend, il 32per cento lo fa in occasioni speciali e il 20per cento non beve (0 per cento per i belgi). In genere scelgono soft drink e birra (41,5 per cento) per divertirsi (50per cento) o vincere la timidezza (13 per cento). Il 26per cento si è drogato almeno una volta, il 17 per cento ammette un uso occasionale, ma il 60per cento è spinto a ‘farsi’ dagli amici. Il 23per cento non sa nulla degli effetti nocivi di alcol e droga mentre il 60per cento sa che possono uccidere: il 70per cento dei ragazzini francesi ignora ogni genere di conseguenze. Più del 55 per cento ammette che a scuola si verificano atti di bullismo che coinvolgono più di 2 persone (42,4 per cento degli episodi) e si tratta di presa in giro (62per cento) o scherzi (38per cento). Il bullismo ‘classico’ riguarda il 41 per cento dei casi e accade in aula. Le femmine sono meno propense dei maschi a riscontrare il fenomeno. Le reazioni dei compagni alla violenza sono di divertimento (33 per cento) o negazione (31 per cento). Solo un quarto degli intervistati sceglie di aiutare la vittima. “La pressione del gruppo è un elemento ricorrente tra i fattori di rischio per i fenomeni di bullismo o l’imitazione di comportamenti scorretti – osserva Sassi – Le motivzioni che li muovono solo legate allo stare bene con gli altri, al divertimento, alla necessità di acquisire più coraggio e di essere brillanti nelle situazioni di gruppo”.
 
Il cellulare è al primo posto tra le tecnologie più amate dagli under 18. Ma la maggior parte preferisce mandare sms (il 24per cento degli italiani e il 33per cento dei belgi sta al telefono per 7 ore al giorno) o guardare video girati con gli smartphone (56,3per cento). Solo il 20per cento non scatta foto né riprende immagini. La tv serve solo per guardare film (51per cento) o serie (30per cento). Italiani e francesi nel 20 per cento dei casi guardano anche i notiziari. Il 42,8per cento ammette di non leggere nulla, meno che mai libri. Ma l’81,7per cento ha un profilo sui social network per lasciare pensieri (59per cento), foto o video di sé o di amici (56,6per cento). Il 33,5per cento non ricorre a restrizioni della privacy. Molto comune l’uso di chat e instant messaging (56per cento) per conoscere persone nuove (cosa avvenuta per il 47per cento degli intervistati). Sono 115 gli adolescenti che, sui social, hanno vissuto una brutta avventura, un’invasione della privacy o una violenza psicologica. “Più si naviga sul web più si assiste al propagarsi di nuove forme di violenza tra pari – afferma Sassi – Preoccupante il dato che le prepotenze on line tendono a essere sottovalutate dagli adolescenti. Significa che a un utilizzo del web più intenso non corrisponde un’adeguata educazione sulle nuove tecnologie. Nei contesti formativi ed educativi è necessario lavorare con i giovani alla promozine dell’intelligenza emotiva – conclude – capacità fondamentale per gestire le relazioni interpersonali e governare il proprio sviluppo personale”. (lp) 





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