Il progetto InLav – Integrazione Lavoro Lombardia, nato dalla collaborazione tra Regione Lombardia, ANCI Lombardia e Università degli Studi di Milano Bicocca, ha proposto oggi una giornata di workshop formativo, che ha rappresentato un’importante occasione di confronto per gli ambiti territoriali coinvolti nel progetto, impegnati nella sperimentazione di Punti Unici d’Accesso (PUA) ai servizi dedicati al contrasto del lavoro irregolare e all’emersione del sommerso.
L’obiettivo di InLav è quello di attuare, nel territorio regionale, un intervento strutturato in risposta al problema dello sfruttamento lavorativo, fenomeno che interessa vari comparti produttivi e colpisce in modo particolare i soggetti più fragili e vulnerabili.
A oggi, attraverso un Avviso pubblico emanato da Regione Lombardia, sono 12 gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) lombardi che stanno sperimentando il Modello InLav, le ATS Alto e Basso Pavese, Bergamo, Carate Brianza, Desio, Sebino, Lecco, Mariano Comense, Milano, Somma Lombardo, Suzzara, Tradate e Treviglio.
In apertura dei lavori è intervenuta Paola Antonicelli, della Unità Organizzativa Sistema e Servizi Territoriali per il Lavoro di Regione Lombardia, che ha considerato come “l’inclusione lavorativa è un tema che ci interessa per l’integrazione dei soggetti fragili, e Regione Lombardia ha aderito perché questi temi fanno parte di una linea operativa che è già della Regione”. Considerando l’andamento di InLav, per Antonicelli, “al termine delle 12 sperimentazioni in corso ci si aspetta di avere una base sulla quale elaborare delle politiche. Per fare questo ci serve un lavoro di stima del fenomeno.”
Giacomo Ghilardi, Vicepresidente ANCI Lombardia, è intervenuto per ribadire che di fronte a “un serio problema della nostra società, a una emergenza sociale come quella dello sfruttamento lavorativo, come istituzioni dobbiamo trovare strumenti per affrontarle. Uno degli strumenti è sicuramente la Rete tra istituzioni e soggetti coinvolti, ma, in particolare, si deve investire sulla formazione.” Per Ghilardi la costruzione di “questi primi 12 punti di accesso per i lavoratori è un modo per individuare delle risposte”, perché “si va a individuare lo sfruttamento e a definire delle soluzioni”. Il Vicepresidente di ANCI Lombardia ha quindi considerato come “Regione Lombardia, Università Bicocca e ANCI Lombardia hanno messo in piedi un progetto importante, considerando che i 1500 Comuni lombardi possono essere delle sentinelle accese sul territorio per monitorare e capire la situazione.” Infine, l’attenzione torna sulla formazione del personale, poiché “se importante è la rete, altrettanto importante è la disponibilità di esperti e di professionalità, che in un sistema formato da rete, istituzioni e competenze, possa far emergere irregolarità e problemi.”
Uno sguardo introduttivo sul progetto è stato dato da Egidio Riva, dell’Università di Milano-Bicocca e Responsabile scientifico del progetto, per il quale “abbiamo inteso questa sfida sotto tre punti di vista: la collaborazione, non solo tra Comuni ma anche tra associazioni di Comuni e ambito universitario; la sperimentazione, che prevede di adottare servizi e modalità di lavoro innovative, non divise in rigide separazioni territoriali e operative; e, infine, la stimolazione del sistema lombardo ad adottare nuovi strumenti e servizi anche in chiave strutturale”. Per Riva, importante sarà lavorare sul principio del “capacity building, al fine di innervare il sistema lombardo con nuove capacità e competenze per fornire un servizio più efficace.”
Il contesto progettuale
InLav si inserisce in un contesto in cui il mercato del lavoro è notevolmente cambiato, soprattutto negli ultimi anni, con l’emersione di forme insolite di rapporti, definite spesso secondo “gradazioni di grigio” che descrivono la differenza tra situazioni formali e informali. Queste dinamiche sono state delineate da Iraklis Dimitriadis, esperto di ANCI Lombardia, che ha sottolineato gli aspetti qualificanti il lavoro informale, soffermandosi su come tale contesto intercetti la popolazione migrante che, per diverse ragioni, può essere incline ad avviare percorsi lavorativi informali.
Su questo tema, è intervenuto Riva, precisando come “il target elettivo di InLav è formato da migranti regolari e che il lavoro informale o irregolare è uno dei principali canali dello sfruttamento lavorativo”
Gli aspetti legati agli strumenti giurisprudenziali per il contrasto del lavoro irregolare sono stati tratteggiati da Pietro Maria Sekules, esperto di ANCI Lombardia, che ha ricordato come, proprio all’interno delle attività progettuali, è nata l’occasione per definire un vademecum (di prossima pubblicazione) che costituirà un supporto per individuare le diverse fattispecie del lavoro irregolare.
Le azioni possibili: InLav
Per tratteggiare un possibile intervento di emersione dello sfruttamento lavorativo attraverso un servizio sociale di prossimità è intervenuta Francesca Maci, esperta di ANCI Lombardia, che ha evidenziato come “lo sfruttamento lavorativo è un fenomeno diffuso e sommerso”, per vincerlo si devono risolvere alcune sfide, legate “all’invisibilità dei soggetti, alla paura delle vittime e alla difficoltà di accesso ai servizi”. È necessario quindi sviluppare un servizio di “prossimità, per superare i limiti degli approcci tradizionali”. Uno di questi è l’outerach: una attività sociale che supera gli schemi rigidi e impostati e si sviluppa quale “intervento radicato all’interno del territorio, e che evidenzia come, più che nei servizi, noi dobbiamo essere là dove lo sfruttamento si manifesta, usando modalità di intervento diverse da quelle consuete”.
InLav si inserisce in questo filone, e per riuscire ad attuare un suo monitoraggio e la valutazione di quanto verrà realizzato è stato presentato un sistema di analisi da parte di Alberto Vergani, esperto di ANCI Lombardia
Stefano Toselli, Coordinatore Dipartimento legalità ANCI Lombardia, ha considerato che “il progetto InLav rappresenta una grande opportunità per il protagonismo comunale, visto che guarda con particolare attenzione al lavoro degli Ambiti e quindi dei territori”. Per potenziare però gli interventi sui territori, è stato messo a punto un modello formativo che prevede percorsi provinciali per la capacitazione degli operatori su tre livelli (individuale, organizzativo e territoriale). La formazione riguarderà il fare rete per identificare e contrastare lo sfruttamento lavorativo; l’identificazione e l’entrata in contatti con le situazioni di sfruttamento; le situazioni di sfruttamento e, infine, la valutazione degli interventi di contrasto allo sfruttamento e di supporto all’inclusione.
Un aspetto importante riguarderà la comunicazione per far conoscere il servizio sui territori ma anche per promuoverlo tra gli operatori. Gli strumenti comunicativi (quaderni operativi, allestimenti, pieghevoli, campagne, …) sono stati illustrati da Davide Lopresti di ANCI Lombardia.
Il successo del progetto InLav si baserà, in particolar modo, sulla possibilità di attivare i territori e di aprire relazioni significative con gli Enti del terzo settore, pertanto, su quanto accade a livello locale è posta molta attenzione, come ha evidenziato Maria Antonia Molteni, esperta di ANCI Lombardia, considerando che, proprio per accompagnare gli ambiti nella realizzazione dei progetti proposti, sono disponibili degli animatori territoriali.
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