Il caffè e la battaglia anti-rincari: «Difendiamo questo piacere»

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La tazzina di caffè al bar rischia di diventare un lusso? L’impennata del prezzo della materia prima che presto potrebbe sfondare la quota di tre dollari per ogni libbra può davvero incidere su una delle tradizioni popolari di maggiore tradizione? Il pericolo c’è se è vero che sono diverse le voci che spingono l’aumento del costo della bevanda nei locali pubblici che potrebbe arrivare a toccare anche i due euro nelle stime più pessimistiche.

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«Non è possibile pensare a un aumento così spropositato della tazzina al bar – le parole di Antonio Quarta, patron della leccese Quarta Caffè – l’incremento delle miscele che pure è innegabile non può andare a incidere immediatamente nelle tasche del consumatore, con aumenti che non rispecchiano per impatto quelli all’origine e vanno spesso avanti a colpi di 10 centesimi per rincaro». Secondo l’imprenditore salentino il rischio è quello che si vada a perdere uno dei simboli della tradizione popolare italiana. «Consumare un prodotto economico e buono al bar – continua Quarta – è un momento di grande condivisione, un rito sociale, una delle immagini iconiche di un’Italia che nel mondo è conosciuta come il Paese del caffè, nonostante non sia un produttore. Se il costo della tazzina dovesse continuare a salire, ci troveremmo dinanzi a un lusso che molti italiani – aggiunge – chi guadagna poco più di 1000 euro non potranno più permettersi». Tra le cause che spingono in alto il prezzo della bevanda, il rincaro costante e spesso incontrollato della materia prima. «Siamo dinanzi a cambiamenti climatici sempre più devastanti – tiene a sottolineare il patron di Quarta Caffè – che hanno un impatto immediato su un arbusto delicato come il caffè che risente subito di temperature, umidità e siccità fuori norma. Se a questo aggiungiamo le difficoltà logistiche, in attesa della riapertura del Canale di Suez, l’aumento è bello che confezionato. E qui entra in gioco l’insufficiente impegno dei governanti – ammonisce Antonio Quarta – che da un lato non fanno il giusto contro i disastri climatici in corso e dell’altro non mettono al sicuro dalle speculazioni che investono le filiere dei beni primari come possono essere appunto il caffè e il grano». L’imprenditore salentino conclude: «Tutte queste situazioni non possono però essere scaricate sul consumatore abituale. Si comprendono anche le necessità dei proprietari di bar e caffetterie, ma non si possono pretendere ricavi monstre sulla tazzina di caffè». La disamina del proprietario di Quarta Caffè non trova molto d’accordo Leonardo Lorusso, direttore commerciale di Saicaf e quarta generazione della storica famiglia barese della torrefazione. «L’aumento del prodotto consumato al bancone o a un tavolino è purtroppo necessario tenendo conto del lievitare continuo dei prezzi della materia prima sui mercati e sulle borse internazionale. Una curva che continua a salire forte da oltre un anno, che nessuno poteva prevedere e che non ha riscontri in altri periodi storici durante i quali pure si erano evidenziate oscillazioni verso l’alto dei prezzi delle varie miscele. Il guaio maggiore è che questo correre dei costi della materia prima non ricompensa il prezzo all’origine – dice ancora Lorusso – ma ripaga una speculazione spesso fuori controllo». Il direttore commerciale di Saicaf ragiona poi partendo dal prezzo medio di una tazzina. «Oggi sorseggiare un caffè al bar costa attorno a 1,30 euro, un prezzo ben lontano da chi temeva che il costo potesse toccare quota 2 euro. Si tratta di una cifra congrua in quanto, è bene ricordare, che baristi e titolari di esercizi commerciali devono affrontare non soltanto l’aumento continuo delle miscele ma una serie di ulteriori costi diretti e indiretti – specifica – che vanno dalle spese per l’energia a quelle per i lavoratori e la manutenzione sempre più cara per le apparecchiature». Leonardo Russo non teme che il “caro tazzina” possa intaccare il consumo di ogni giorno: «È una tradizione che fa parte della quotidianità alla quale è molto difficile che l’italiano potrà rinunciare. È più facile che ci sia una contrazione sul consumo della colazione al bar e in caffetteria, ma il caffè sarà irrinunciabile». La conclusione è ancora sulla speculazione in corso. «Siamo dinanzi a prove di forza sui tavoli della geopolitica, le quali producono un impatto devastante dei beni primari quali sono appunto il caffè ma anche il cacao, il cui prezzo è esploso anch’esso verso l’alto. L’auspicio è – le parole finali del direttore commerciale di Saicaf – che la politica mondiale affronti con serietà la questione al pari di quella parimenti impattante dei cambiamenti del clima».





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