Fascicolo Sanitario Elettronico, solo il 41% degli italiani dà consenso alla consultazione: i dati

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Si va dall’1% di adesione in Abruzzo, Calabria, Campania e Molise all’89% in Emilia-Romagna. Solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. E’ quanto emerge da un report presentato dalla Fondazione Gimbe in occasione del 19esimo Forum Risk Management di Arezzo

Solo il 41% dei cittadini italiani ha espresso il consenso alla consultazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), “strumento cruciale per la digitalizzazione del Ssn”. E tra le regioni ci sono spaccature: dall’1% di adesione in Abruzzo, Calabria, Campania e Molise all’89% in Emilia-Romagna. Tra le Regioni del Mezzogiorno, inoltre, solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. E’ quanto emerge da un report presentato dalla Fondazione Gimbe in occasione del 19esimo Forum Risk Management di Arezzo. 

Chi ha aderito al Fse

Tra giugno e agosto 2024 (per il Fvg gennaio-marzo), considerando coloro per i quali nello stesso periodo è stato reso disponibile almeno un documento nel fascicolo – si legge nel report – solo il 18% dei cittadini ha consultato il proprio Fse almeno una volta. Anche in questo caso le differenze regionali sono significative: si passa dall’1% di utilizzo nelle Marche e in Sicilia al 50% della provincia autonoma di Trento. Al Sud il tasso di utilizzo è generalmente molto basso, con percentuali pari o inferiori al 3%, fatta salva la Sardegna che raggiunge il 10%. L’unica eccezione positiva è rappresentata dalla Campania, che con il 18% si allinea alla media nazionale. 

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I dati

Undici regioni raggiungono il 100% di utilizzo: Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Molise, provincia autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Nelle altre regioni il tasso di utilizzo rimane elevato, ma di poco inferiore: Campania, Liguria e provincia autonoma di Bolzano 99%, Friuli Venezia Giulia 97%, Calabria 94%. Al di sotto della media nazionale si collocano Sicilia e Marche (92%), Abruzzo (88%), Toscana (82%) e Lombardia (81%). 

 

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Sul fronte medici specialisti

Al 31 agosto (31 marzo per il Fvg) il 76% dei professionisti delle aziende sanitarie risulta abilitato alla consultazione del Fse, con significative differenze regionali: le percentuali oscillano tra lo 0% della Liguria e il 100% di Lombardia, Molise, province autonome di Bolzano e Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Al di sotto della media nazionale si collocano Sicilia (73%), Lazio (59%), Abruzzo (28%), Calabria (25%), Marche (2%) e Umbria (1%). La Liguria è il fanalino di coda, con una totale assenza di medici specialisti abilitati.

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Cartabellotta (Gimbe): serve un patto nazionale per il digitale

“E’ indispensabile un nuovo patto nazionale per la sanità digitale, che coinvolga il Governo e le amministrazioni regionali. Senza un piano di integrazione nazionale, rischiamo di generare nuove diseguaglianze in un sistema sanitario che già viaggia a velocità diverse, dove tecnologia e innovazione rimangono accessibili solo a una parte della popolazione. Questo finisce per escludere proprio le persone che più dovrebbero beneficiare della trasformazione digitale: anziani, persone sole, residenti in aree isolate o disagiate, di basso livello socio culturale”. E’ il monito di Nino Cartabellotta, presiente della Fondazione Gimbe, che al 19esimo Forum Risk Management di Arezzo ha presentato un’analisi sulla completezza e l’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Un report da cui emergono forti disparità regionali. 

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La dematerializzazione della ricetta bianca dal 2025

Colmare le disparità regionali è urgente anche considerando che, “a partire dal 2025 – ricorda Gimbe – un’importante innovazione è destinata a incrementare ulteriormente l’uso del Fse: la dematerializzazione della ricetta bianca. Grazie a questa evoluzione, anche le prescrizioni non a carico del Servizio sanitario nazionale saranno disponibili in formato elettronico e gestibili direttamente attraverso il Fse”. Per Cartabellotta “la ricetta bianca dematerializzata rappresenta un significativo passo avanti verso una sanità sempre più digitale e integrata. Sebbene rimanga per il paziente la possibilità di ricevere la ricetta via email, WhatsApp o di ritirare il farmaco direttamente in farmacia tramite il proprio codice fiscale, il Fse diventerà il fulcro di una gestione completa, sicura e trasparente delle prescrizioni mediche”. 




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