(AGENPARL) – Roma, 7 Dicembre 2024
(AGENPARL) – sab 07 dicembre 2024 Lattiero-caseario: le proposte della Cia-Agricoltori
“È un momento molto importante per rilanciare il comparto lattiero-caseario
nazionale che, con 24 mila allevamenti specializzati e 540 imprese di
trasformazione, si conferma altamente strategico per l’agroalimentare Made
in Italy, contribuendo per il 10% al valore complessivo dell’agricoltura
italiana. Attenzione, quindi, a preservarne le peculiarità, assicurando
agli allevatori interventi strutturali, soprattutto attraverso la Pac”. A
ribadirlo è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano
Fini.
Il comparto lattiero-caseario lucano guarda con attenzione a quella che è
stata definita “la nuova vita del latte” tra nuovi trend di consumo,
innovazioni di prodotto ed ecosistema Dop -Igp. Gli allevamenti bovini da
latte in Basilicata sono circa 300, con una produzione media di circa 3.000
q.li di latte giornaliero che ha diverse destinazioni e molteplici
destinatari. Una parte di tali quantitativi vengono consegnati a importanti
player, quali Granarolo e Parmalat. Una ulteriore quota è indirizzata a
strutture di caseificazione di media dimensione campane e pugliesi.
Un’altra parte viene trasformata da strutture casearie locali e una
ulteriore e interessante quantità fa capo ai circa a 50 caseifici agricoli
che lavorano esclusivamente latte di propria produzione. Il resto della
produzione (tra 800/1.000 q.li) è caratterizzato da una grande
frammentazione basata su relazioni scarsamente strutturate ed ai limiti di
una sostanziale precarietà. Quanto al comparto ovi-caprino il totale di
capi ovicaprini ammonta a 220mila, con una riduzione nell’ultimo
quinquennio di 60mila capi; gli ovini sono circa 180mila e i caprini poco
più di 41milla; le aziende zootecniche con allevamenti ovi-caprini sono
2475 di cui 1175 con più di 50 capi (500 con più di 100 capi e 800 con più
di 70 capi). La distribuzione degli allevamenti e della specie tra le due
province lucane restituisce un quadro chiaro sulla tipologia dei territori
interessati alla pratica e sui prodotti tipici rappresentativi delle
diverse aree. Nel materano, i comuni di Matera, Tricarico e Ferrandina
ospitano la maggior parte degli allevamenti in cui prevalgono gli ovini,
mentre in provincia di Potenza la diffusione dei capi è più capillare,
differenziandosi per altimetria. La maggiore concentrazione è localizzata
nell’area a nord, in particolare nel Vulture-Melfese, dove gli allevamenti
più numerosi sono dislocati nelle zone montane e collinari (Filiano,
Forenza, San Fele), oltre quelli collocati nella Valle di Vitalba (Atella).
Il primo anno del Piano Strategico della PAC 2023-2027 -ricorda Cia- ha
evidenziato diverse criticità rispetto al premio per gli allevatori, dovute
a cambiamenti normativi, tecnici e amministrativi. L’attuale sistema ha
subìto un significativo ridimensionamento, modifiche nei criteri di
assegnazione, dalla graduale riduzione dei titoli storici al “capping” dei
pagamenti per le aziende di maggiori dimensioni.
E ancora -continua Cia- la condizionalità rafforzata ha introdotto nuove
regole legate alla sfera ambientale, così come lo strumento ClassyFarm ha
richiesto competenze tecnologiche spesso non adeguatamente supportate. Gli
Eco-schemi, poi, inseriti nel I Pilastro come strumento di premialità,
compensano gli agricoltori per impegni volontari aggiuntivi per la
sostenibilità climatica e ambientale, ma i criteri di accesso non sono
sempre stati chiari o applicabili a tutti. Senza contare i ritardi nei
processi amministrativi e le difficoltà regionali nell’implementazione dei
nuovi strumenti.
“Bisogna introdurre soluzioni che intervengano sui costi alti di produzione
-ha precisato Fini- e rendere gli allevamento più sostenibili, anche dal
punto di vista ambientale”.
Per Cia, servono processi amministrativi più celeri nell’erogazione dei
pagamenti, criteri più flessibili negli Eco-schemi e una distribuzione dei
fondi più equa. Va favorita l’innovazione tecnologica, la capacità
organizzativa delle filiere con azioni settoriali, programmi operativi,
come l’Ocm latte, e puntare sulla creazione di un sistema di Op solido per
incidere sul riconoscimento del giusto prezzo agli allevatori.
“Rafforziamo anche il supporto tecnico e la formazione degli allevatori -ha
concluso Fini- e cerchiamo di fare la differenza per una più corretta
informazione e per la promozione e il rilancio dei consumi del nostro latte
e dei nostri formaggi, fondamentali in una dieta sana ed equilibrata”.
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