di Riccardo Paccosi – 07/12/2024
Fonte: Riccardo Paccosi
I. PREMESSA
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La storia si sta modificando a crescente velocità e, quindi, so bene che diversi elementi del quadro che mi accingo a tracciare di seguito potrebbero essere ribaltati nel giro di poche ore.
Sulla base di quanto avvenuto nell’ultima settimana, però, ritengo sia bene fare temporaneamente il punto e, quindi, prendere atto di un dato: non so se l’asse globalista occidentale stia effettivamente vincendo ma, sicuramente, gli ultimi avvenimenti indicano ch’esso potrebbe vincere.
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II. UNA SEQUENZA DI OFFENSIVE VINCENTI
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1) Il primo dato riguarda la Siria e il capovolgimento delle posizioni di vantaggio e svantaggio nel conflitto geopolitico globale: in queste ore stiamo infatti osservando come un esercito di mercenari, ancorché sostenuto dall’Occidente, sia in grado di sottrarre a una superpotenza nucleare il proprio sbocco sul Mediterraneo senza che quest’ultima reagisca.
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2) Sempre riguardo al conflitto geopolitico, vediamo Israele portare avanti il progetto di cancellare la Palestina, occuparne i territori e cacciarne in massa la popolazione, senza che niente e nessuno possa impedirlo.
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3) Vediamo inoltre, in paesi formalmente democratici, che lo svuotamento della democrazia – già avviato da tempo sul piano sostanziale – viene per la prima volta a determinarsi anche a livello formale. Le forze politiche avverse all’allineamento con Stati Uniti e Unione Europea sulla guerra mondiale, infatti, in vari paesi sono state neutralizzate. Riassumendo, è avvenuto quanto segue:
– In Corea del Sud, il presidente in carica ha tentato di istituire la legge marziale e di mettere fuori legge l’opposizione. Il tentativo è fallito, ma non ha suscitato alcuna reazione negativa da parte dei governi occidentali.
– In Moldavia, il voto popolare è stato completamente ribaltato dall’assai poco controllabile voto all’estero per via telematica.
– In Georgia, i filo-occidentali aventi perso le elezioni hanno reagito, col sostegno di europei e americani, innescando atti di insurrezione armata e terrorismo.
– In Romania, infine, abbiamo avuto il primo colpo di stato messo in atto con la benedizione dell’Unione Europea, ovvero la cancellazione del risultato elettorale a opera della locale Corte Costituzionale.
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Tutto questo, nel peggiore dei casi può portare all’escalation verso la guerra nucleare in Europa.
Nel migliore dei casi (ma si fa per dire), potrebbe comportare la presa del potere definitiva da parte dei globalisti su tutti i paesi occidentali, con la cancellazione e la messa fuori legge di ogni attività di dissenso.
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III. IL RAPPORTO DEL CENSIS E IL DISSENSO DEPRESSIVO
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L’unico aspetto che potrebbe, sul medio termine, rivelare l’Occidente come un gigante dai piedi d’argilla, riguarda quel fattore sociale di cui qualunque sistema politico – anche il più dittatoriale e militarista – non ha mai potuto fare a meno: il consenso popolare.
A differenza delle varie dittature susseguitesi nella storia, questo sistema totalirario che l’Occidente sta materializzando non si regge affatto sul consenso, bensì su un silenzio-assenso derivante da sentimenti di passività, rimozione e rassegnazione che avvolgono la coscienza di massa.
A riprova di quanto appena detto, piuttosto significativi risultano i dati riportati nel rapporto annuale del Censis uscito un paio di giorni fa: l’Unione Europea è vista dalla maggioranza come inutile e dannosa e per il 71,4% degli italiani destinata a sfasciarsi. Il 66,3% degli italiani, inoltre, attribuisce agli USA la colpa dei conflitti attualmente in corso nel mondo e, più in generale, un 70,8% esprime ostilità verso l’Occidente complessivamente inteso.
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IV. IL DISSENSO, DALLA DEPRESSIONE ALL’AZIONE
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Il problema è che tutti questi dati indicano un dissenso di tipo passivo e depressivo che, al momento, in nessun caso risulta disponibile a declinarsi in forme di contestazione e mobilitazione.
Tutto questo significa che, pur nella consapevolezza che il venir meno del diritto di libertà d’espressione e associazione – e dunque i margini d’azione politica – stanno progressivamente venendo meno, c’è comunque molto su cui lavorare.
Occorre costruire strumenti semplici e alla portata di tutti – come il presidio settimanale delle piazze nelle varie città – per offrire a questo dissenso già in essere, uno sbocco concreto atto a fuoriuscire dalla depressione passiva e ad accendere la scintilla dell’azione diretta.
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