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Aree idonee e non idonee per impianti a fonti rinnovabili, il Consiglio Regionale della Calabria approvi una legge coraggiosa di tutela marittima e terrestre
“La transizione ecologica torni a camminare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale, semplicemente perché non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica. Banalmente, in un deserto non c’è niente di verde”.
Se non fossero parole pronunciate pubblicamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un videomessaggio inviato all’Alis, l’Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, potrebbero essere scambiate per concetti espressi da un militante dell’Associazione ambientalista Italia Nostra, magari proprio della nostra Sezione di Catanzaro che maggiormente si sta impegnando per contrastare l’avanzare del fotovoltaico e dell’eolico selvaggio.
Certo, il colore verde cui allude la Meloni è probabilmente quello del dollaro, col quale si misurano i profitti di chi fa impresa; noi, invece, la scomparsa del verde la riferiamo alla vegetazione, ai boschi, alle foreste, alla macchia mediterranea e ai terreni agricoli che sono stati sacrificati indiscriminatamente in nome di una transizione energetica che, dopo avere letteralmente desertificato migliaia di chilometri quadrati dei nostri territori, adesso sta dando l’assalto all’azzurro dei nostri mari con impianti offshore di dimensioni mostruose.
A ben vedere, i proclami e le frenate della Meloni sulla corsa alla produzione eolica e fotovoltaica dell’energia elettrica potrebbero far piacere anche all’orgoglioso popolo sardo, anch’esso impegnato in una epocale battaglia di giustizia ambientale e di difesa della propria terra, e potrebbero, in qualche misura, essere positivamente valutate anche dalla Presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, autrice del coraggioso Disegno di Legge regionale che appena pochi giorni fa, il 4 dicembre, è stato approvato dal Consiglio Regionale della Sardegna che ha condiviso la tesi di porre numerosi limiti allo sviluppo delle grandi installazioni da fonti rinnovabili, sia fotovoltaiche sia eoliche, bilanciata, tuttavia, da un corposo stanziamento che fino al 2030 elargirà circa 700 milioni di euro di incentivi in favore delle comunità energetiche, degli impianti fotovoltaici, degli impianti di accumulo di energia elettrica per autoconsumo, purché realizzati in aree idonee da cittadini, comuni, imprese, privati ed enti regionali e comunità energetiche.
E’ la seconda volta che la premier si lascia andare a tali esternazioni – ricordiamo che il 13 novembre scorso, intervenendo a Baku alla 29sima sessione della Conferenza sui Cambiamenti Climatici (COP), si era espressa in favore della produzione di energia elettrica dal processo di fusione nucleare, e aveva sottolineato la necessità di mantenere un mix energetico basato su tutte le tecnologie disponibili, sostenendo l’inesistenza di un’unica alternativa alle fonti fossili – e questi segnali potrebbero essere ben colti dal Consiglio Regionale della Calabria che, nei prossimi giorni, discuterà in aula la Proposta di Legge Regionale n. 331 del 12.11.2024 presentata quale primo firmatario proprio dal suo Presidente, l’on. Filippo Mancuso.
Chi sa, in questo clima di aperture verso nuove sensibilità ambientaliste, mai dimostrate prima a livello governativo nazionale, anche la Regione Calabria potrebbe trovare le giuste convergenze per approvare una legge che faccia da argine alla desertificazione dei nostri territori e alla devastazione dei nostri mari, favorendo la salvaguardia di un patrimonio culturale e naturale unico e insostituibile, da tutelare fortemente se si vogliono mantenere intatte le potenzialità delle filiere dell’accoglienza e del turismo che non possono prescindere da buone pratiche di valorizzazione dei luoghi, della cultura, delle tradizioni e usanze regionali.
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