SANITA’ & SERVIZI IN SICILIA – Allarme dai rappresentanti di categoria sulla riforma del tariffario ministeriale

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La situazione della sanità siciliana si fa sempre più critica

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I rappresentanti sindacali Pietro Miraglia, di FEDERBIOLOGI SICILIA, e Antonio Castagna, di ANISAP SICILIA, hanno lanciato un appello urgente all’Assessore alla Salute della Regione Sicilia, Giovanna Volo. La richiesta è chiara: un incontro immediato per discutere delle gravi conseguenze che la prossima entrata in vigore del nuovo Nomenclatore Tariffario Nazionale, prevista per il 30 dicembre 2024, potrebbe avere sull’intero sistema sanitario dell’isola.

Un tariffario che mette in ginocchio le strutture private

La preoccupazione principale riguarda i tagli ai rimborsi previsti dal nuovo tariffario. Per molti analiti, le decurtazioni si attestano tra il 60% e l’80%, penalizzando in modo sproporzionato le strutture accreditate di analisi cliniche che operano in Sicilia. Queste strutture, che erogano il 75% delle prestazioni per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rischiano di trovarsi costrette a sospendere i servizi di patologia clinica. Ciò avrebbe ripercussioni dirette non solo sulle aziende del settore, ma soprattutto sui pazienti, che si troverebbero privati di un accesso tempestivo e sostenibile a servizi essenziali.

Miraglia è stato chiaro: “Siamo pronti a scendere in piazza. Non possiamo accettare un sistema che mina la qualità dell’assistenza e mette a rischio la salute dei cittadini. I fatti parlano da soli: carenza cronica di medici e paramedici, liste d’attesa infinite e aggressioni nei pronto soccorso. Ora ci troviamo di fronte a un tariffario che penalizza chi garantisce il grosso delle prestazioni sanitarie sul territorio, con costi più bassi e una qualità più alta rispetto al pubblico”.

Un rischio per il diritto alla salute

La nota inviata all’Assessore Volo evidenzia come il nuovo tariffario non solo metterebbe in difficoltà le strutture private, ma aggraverebbe anche la precarietà del sistema sanitario pubblico, già sotto pressione. Con i tagli previsti, il rischio è di compromettere ulteriormente l’accesso alle prestazioni sanitarie, minando il diritto fondamentale alla salute sancito dalla Costituzione.

I rappresentanti sindacali sottolineano che il sistema sanitario siciliano si regge sull’equilibrio tra pubblico e privato. Le strutture accreditate svolgono un ruolo cruciale, erogando l’80% delle prestazioni a costi inferiori rispetto al pubblico. Tuttavia, con le nuove tariffe, la sostenibilità economica di queste strutture verrebbe meno, portando a una riduzione delle prestazioni disponibili per il SSN.

L’appello alla cittadinanza

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I rappresentanti di FEDERBIOLOGI SICILIA e ANISAP SICILIA si rivolgono direttamente ai cittadini, invitandoli a sostenere le iniziative di protesta. “Se il sistema non cambia, sarà impossibile continuare a garantire una sanità equa, tempestiva e di qualità”, spiegano. La battaglia non riguarda solo le strutture sanitarie, ma anche il diritto di ogni cittadino di ricevere cure adeguate e tempestive.

Un punto particolarmente critico, secondo Miraglia, è il mancato riconoscimento da parte del Ministero dei reali costi delle prestazioni sanitarie. “Il Ministero sembra rispondere agli interessi di lobby che mirano allo sfascio della medicina del territorio, senza tenere conto delle reali necessità delle comunità”, accusa Miraglia.

Proteste all’orizzonte

L’urgenza di un intervento politico è evidente. Senza una revisione delle tariffe, si rischia di assistere a un collasso delle strutture sanitarie accreditate, con conseguenze disastrose per i pazienti e per l’intero sistema sanitario siciliano. I rappresentanti delle categorie colpite promettono di intensificare le azioni di protesta, incluse manifestazioni pubbliche, per portare all’attenzione del governo regionale e nazionale l’importanza di intervenire prima che sia troppo tardi.

Il grido d’allarme lanciato da FEDERBIOLOGI SICILIA e ANISAP SICILIA rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema che coinvolge tutta la sanità italiana. Il nuovo tariffario, senza un adeguamento ai costi reali, rischia di compromettere uno dei pilastri fondamentali del welfare italiano: il diritto alla salute. È ora che le istituzioni ascoltino e agiscano per evitare una crisi sanitaria senza precedenti.



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