In treno dall’aeroporto a Verona e al lago. La Regione rilancia il progetto

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La vicepresidente De Berti: «Due linee dal Catullo, verso Porta Nuova e fino a Peschiera, Lazise e Bardolino. Per il turismo, per abbassare tempi di percorrenza e ridurre l’inquinamento. Costo un miliardo: a inizio 2025 farò un dibattito pubblico con Rfi, Comuni, economia, cittadini: occasione storica»

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In treno dall’aeroporto Catullo alla stazione di Porta Nuova. E dal Catullo al lago di Garda. Non solo a Peschiera, Lazise e alla zona dei parchi Gardaland e Movieland – come da tempo ipotizzato – ma anche fino a Bardolino. Per non inquinare, per servire turismo e business. Per risparmiare dalla decina di minuti nella percorrenza Villafranca-Verona rispetto ad autobus e auto private, a quasi un’ora sul tratto aeroporto-zona lago.

La spinta al progetto, di Rfi, arriva dalla Regione. «C’è un’occasione storica: il ministro delle Infrastrutture Salvini lo finanzierà. Così a inizio anno convocherò un dibattito pubblico con Regione, Rete ferroviaria italiana, Amministrazioni locali di Verona, Villafranca, Sommacampagna, Peschiera del Garda, Lazise, Bardolino, Castelnuovo del Garda, categorie economiche, cittadini, portatori di interesse. Perché questo grande progetto va condiviso in maniera compatta da tutti». Lo dice la veronese Elisa De Berti, vicepresidente della Regione e assessore a infrastrutture, trasporti e lavori pubblici.





 

Lo scenario

Ma da dove partire? La De Berti fa una premessa, citando i lavori per collegare con treni l’aeroporto di Venezia, che dovrebbero terminare nel 2026. «Bologna ha il collegamento con monorotaia che in pochi minuti dalla stazione arriva all’aeroporto. Rfi sta poi creando il collegamento ferroviario con l’aeroporto bergamasco di Orio al Serio», spiega. E aggiunge: «Poi da Verona in un’ora e un quarto si andrà in treno agli scali di Venezia e Bergamo e già adesso in un’ora e venti si va a Bologna. Ma per essere sempre più competitivo il Veronese dovrà unire il Catullo a città e lago».

L’idea iniziale era la linea su rotaia Catullo-Porta Nuova e inoltre, sulla tratta storica Verona-Peschiera, creare un “braccetto” alla zona dei parchi, con una breve infrastruttura che sgravasse la strada Gardesana, da marzo a ottobre ormai insufficiente. «Andrebbe potenziata, la strada, tenendo conto che è la seconda più pericolosa per pedoni e ciclisti», dice. «Ma sarebbe un errore, perché non risolveremmo il problema, vista la mole di traffico. Se quindi si arrivasse a concretizzare il progetto del collegamento ferroviario otterremmo un rapporto costi-benefici validissimo, oltre a sicurezza, sostenibilità e risparmio di tempi», dice l’assessore.

 

Il potenziamento

«In base allo studio di Rfi del 2021 – precedente alla firma del Protocollo con la Regione, del 2022 – sulla domanda di ferrovia, Rfi stessa mi ha allora proposto di arrivare fino a Bardolino, con il treno. Un dato: l’85 per cento del traffico al Catullo è turistico e il resto business, più o meno l’opposto di quello di Venezia. Quindi a questo punto bisogna ragionare direttamente dall’aeroporto, che diventerebbe quindi centrale, per una linea diretta verso la città e una con il lago ma fino a Bardolino. Due collegamenti, dunque», precisa la De Berti., «per una spesa totale di un miliardo. Ma non mi preoccupa, perché l’analisi costi-benefici stessa di Rfi non lascia dubbi».

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Il Catullo dista 12 chilometri dalla stazione di Verona e due chilometri dalla linea ferroviaria di Dossobuono. La De Berti ricorda che l’aeroporto è raggiungibile con mezzi privati, ma anche con un servizio di autobus da Porta Nuova, ogni 15-20 minuti, quindi 56 coppie di autobus al giorno, con il biglietto del treno integrato con quello dell’autobus.

Cita alcuni dati, l’assessore. Ora per andare al Catullo (3,3 milioni di passeggeri, più 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’unico aeroporto veneto in crescita; Venezia 11 milioni, Bergamo 16), il 43,8 per cento dei passeggeri va con mezzo proprio, il 19,2 vanno accompagnati, con autobus il 14,8 mentre con taxi il 15,8; con auto a noleggio il 5 per cento e altro l’1,3. «Per rendere competitivo il mezzo ferroviario occorre aggredire la quota di utenti con mezzo proprio, anche con una valida politica tariffaria».

 

Distanze e tempi

La vicepresidente regionale, attingendo pure da Rfi, precisa che con il treno dal Catullo al Bardolino si otterrebbe un risparmio di tempo fino a 20 minuti rispetto al trasporto privato, quindi in auto, e di 67 minuti rispetto al bus, in inverno; e fino a 51 minuti durante l’estate. «Quest’ultimo è il periodo più ci interessa», fa notare. «Tra Verona e Catullo con il treno di guadagnano sei minuti, rispetto al mezzo privato, e nove rispetto al bus. Il punto è questo: il collegamento Verona-aeroporto con l’autobus c’è e funziona, certo. Ma io devo abbattere i numeri di accesso con auto privata e l’unico modo, allora, è creare un sistema con al centro l’aeroporto Catullo, da collegare in treno alla città e al lago in treno: quindi a Verona, ma anche a Mantova, Trento e Brescia».

Sarebbero undici chilometri, di linea nuova, dal Catullo a Verona, e circa 12 di nuova da Peschiera a Bardolino. «È un progetto ambizioso, certo», conclude la De Berti. «Ma con il Progetto Romeo del Catullo si punta a due milioni di utenti in più su Verona: quindi una nuova infrastruttura ferroviaria per collegare Catullo a città e lago sarà strategica. Ricordo poi che il Trentino ha avviato una interlocuzione con Rfi per creare la linea di treni Rovereto-Riva del Garda, alternative alle strade». Con il 2025, dunque, via al grande dibattito pubblico. «Ma dobbiamo marciare tutti nella stessa direzione, per centrare l’obiettivo».





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