di Sergio Restelli
La situazione attuale in Siria è il risultato di oltre un decennio di guerra civile, radicata in cause profonde e alimentata da dinamiche interne ed esterne che si sono progressivamente intrecciate.
La crisi in corso risoltasi con la caduta di Assad, segnata dall’avanzata dei ribelli verso Damasco, è un esempio lampante di come i conflitti locali possano trasformarsi in scenari geopolitici globali, con implicazioni che si estendono ben oltre i confini nazionali.
Radici storiche e socio-politiche
Le cause del conflitto affondano nella lunga storia di tensioni interne accumulate durante il regime della famiglia Assad.
A partire dal 1971, Hafez al-Assad consolidò un potere autocratico basato su un controllo capillare delle istituzioni, su un’economia pianificata e sulla repressione delle opposizioni.
Questo modello è stato ereditato dal figlio, Bashar al-Assad, il cui governo è stato ulteriormente caratterizzato dalla corruzione e dall’accentramento del potere nelle mani di una ristretta cerchia di fedelissimi.
La marginalizzazione economica e politica di ampie fasce della popolazione, unita alla crescente disuguaglianza tra centri urbani sviluppati e aree rurali trascurate, ha alimentato un senso di malcontento.
L’effetto domino della Primavera Araba nel 2011 ha acceso la miccia, trasformando le proteste inizialmente pacifiche in una guerra civile sanguinosa.
La militarizzazione del conflitto
La risposta violenta del regime alle proteste ha spinto molti attivisti e dissidenti ad abbracciare la lotta armata, dando origine a un panorama frammentato di gruppi ribelli.
Tra questi, Hayat Tahrir al-Sham (HTS) è emerso come uno dei più influenti, pur essendo controverso per i suoi legami con Al-Qaeda. HTS rappresenta la sintesi di una ribellione ormai dominata da gruppi radicalizzati, il che ha complicato il sostegno internazionale e offerto al regime di Assad la narrativa di “lotta al terrorismo” per giustificare le sue azioni.
Il ruolo della geopolitica
La guerra civile siriana è diventata rapidamente un campo di battaglia per interessi internazionali contrastanti:
Russia:
Ha fornito un sostegno decisivo al regime con una combinazione di attacchi aerei, truppe e assistenza logistica.
La Siria rappresenta per Mosca non solo un alleato strategico, ma anche una piattaforma per proiettare potere nel Mediterraneo orientale.
Iran:
È intervenuto per preservare il regime come parte della sua strategia di espansione regionale, utilizzando milizie sciite come Hezbollah per consolidare il controllo sul terreno.
Turchia:
Ha appoggiato alcuni gruppi ribelli per contenere l’influenza curda e ha mantenuto un equilibrio delicato con la Russia per proteggere i propri interessi.
Stati Uniti ed Europa:
Il loro coinvolgimento è stato ambiguo, limitandosi a sostenere fazioni ribelli moderate e a contrastare l’ascesa dello Stato Islamico (ISIS) senza però assumere un ruolo decisivo nella risoluzione del conflitto.
Fattori che alimentano l’offensiva ribelle
L’avanzata verso Damasco è influenzata da diversi fattori, fra i quali l’indebolimento del regime
Nonostante il supporto esterno, le forze di Assad sono esauste dopo anni di combattimenti, con crescenti difficoltà economiche che hanno ridotto la capacità del governo di sostenere la guerra.
Disimpegno internazionale
La distrazione della Russia a causa della guerra in Ucraina e le tensioni interne in Iran hanno ridotto l’efficacia del sostegno fornito ad Assad.
Riorganizzazione dei ribelli
Gruppi come HTS hanno sfruttato la relativa debolezza del regime per lanciare attacchi coordinati, impiegando tattiche più sofisticate.
Crisi umanitaria
Il conflitto ha causato una delle peggiori crisi umanitarie del XXI secolo, con oltre 13 milioni di siriani sfollati e circa 6 milioni rifugiati all’estero.
Gli ultimi scontri hanno aggravato la situazione, colpendo infrastrutture essenziali come ospedali e scuole.
Il bombardamento del convento francescano di Aleppo è un esempio tragico di come la guerra stia distruggendo anche simboli di pace e speranza.
Possibili scenari futuri
Lacaduta di Assad potrebbe rappresentare un punto di svolta.
Si potrebbe aprire una fase di incertezza politica, con il rischio di lotte intestine tra le varie fazioni.
La Siria può essere possibile che la Siria resti intrappolata in una spirale di violenza, in cui ogni battaglia, ogni vittima e ogni sfollato sono un ulteriore passo verso una tragedia umana e politica di proporzioni epocali.
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