rincari a due cifre che minacciano l’accessibilità delle sue piste – Valledaostaglocal.it

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Le località valdostane, simbolo di una tradizione sciistica consolidata, non sono esenti da un incremento costante e preoccupante dei prezzi, che grava sulle tasche degli appassionati di sport invernali.

Secondo l’ultima indagine condotta da Altroconsumo, che ha monitorato i costi per la settimana bianca di Capodanno nelle principali località italiane, i rincari rispetto all’anno scorso si confermano a due cifre, con un aumento medio del 14%. Il budget medio richiesto per un soggiorno di coppia in queste località raggiunge la cifra di 3.125 euro, una somma che non fa altro che alimentare il divario tra i più ricchi e i meno abbienti.

Se da un lato alcune località in Valle d’Aosta, come Pila, si posizionano tra le più economiche, con una spesa di circa 2.218 euro, dall’altro lato si ergono realtà più costose, dove il costo della settimana bianca supera i 4.000 euro, come nel caso di Cortina d’Ampezzo (4.405 euro) e Livigno (4.233 euro). Questi aumenti non sono un caso isolato, ma una tendenza che caratterizza l’intero settore delle vacanze invernali in Italia, dove gli sciatori si trovano ad affrontare rincari non solo per quanto riguarda il soggiorno, ma anche per l’accesso agli impianti di risalita, con incrementi medi che si aggirano intorno al 4,1% per lo skipass giornaliero.

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La Valle d’Aosta, purtroppo, non fa eccezione. Se da un lato il comprensorio di Pila rappresenta una delle alternative più accessibili, altre località come Courmayeur, Bormio e soprattutto Champoluc vedono aumenti che sfiorano il 20% rispetto alla scorsa stagione, con un picco negativo a Champoluc (+43%), dove la settimana di Capodanno costerà ben 3.190 euro, contro i 2.235 euro dell’anno precedente. Questi aumenti sono particolarmente difficili da digerire per chi già fatica ad arrivare a fine mese, e rappresentano una vera e propria barriera economica per chi sogna di passare qualche giorno sulla neve.

Una piccola nota positiva emerge da alcune località come Cortina e Madonna di Campiglio, che pur rimanendo tra le destinazioni più care, hanno visto un leggero calo dei costi, rispettivamente del 4% e del 3%. Tuttavia, queste riduzioni non sono sufficienti a compensare il balzo in avanti dei costi di altre stazioni sciistiche, rendendo il panorama complessivo sempre più proibitivo per molte famiglie italiane.

Il settore sciistico sembra avere una mentalità che guarda solo al profitto, senza pensare realmente a come contenere i costi per le famiglie e i giovani, che sono i principali fruitori di questi impianti. Le stazioni sciistiche, specialmente quelle più grandi e più frequentate, non sembrano voler fare un passo indietro, continuando a puntare su un modello di business che si basa sull’alto numero di turisti con una spesa media elevata. Ma ci si chiede: quale futuro per le stazioni più piccole e meno rinomate, quelle che vivono proprio grazie alla possibilità di offrire un’alternativa a chi non può permettersi le mete più costose? Non tutte le località sciistiche possono permettersi rincari simili, e ci si augura che un po’ più di equilibrio venga trovato, magari puntando su politiche di contenimento dei costi per i turisti, per evitare di allontanare anche quelli meno abbienti.

I rincari sono tanto più pesanti quando si considera anche il costo degli skipass, che continua a crescere in maniera esponenziale, con un aumento del 3,8% per il ticket settimanale e un incremento del 4,1% per il giornaliero. E mentre le stazioni più esclusive si fregiano di impianti sempre più moderni e servizi sempre più lussuosi, le famiglie e i gruppi di giovani si trovano a dover scegliere se risparmiare sul soggiorno o rinunciare a più giorni di sci.

Un’altra opzione che potrebbe venire in aiuto degli appassionati, almeno per quanto riguarda i costi, è quella di spostarsi sulla settimana bianca di Carnevale, che, pur essendo anch’essa un periodo di altissima stagione, risulta decisamente meno costosa rispetto a quella di Capodanno, con un risparmio che arriva anche al 40%. Tuttavia, a parte le eccezioni di Livigno e Tarvisio, le altre località non fanno segnare tagli significativi dei costi, e in molti casi il risparmio si limita a piccole cifre.

Insomma, le vacanze invernali sono sempre più un lusso per pochi, e la neve, che una volta era un bene condiviso da tutti, sembra ormai un privilegio riservato a chi può permetterselo. Una riflessione che deve portare a una discussione più profonda sul futuro del settore sciistico e sul modello economico che sta portando a un progressivo esodo degli sciatori dalle stazioni sciistiche, soprattutto quelle valdostane, dove la tradizione e la passione per la neve potrebbero essere minacciate proprio dai rincari che oggi sembrano inevitabili.

pi.mi.





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