PADOVA – Le cause sono tante, dalle tensioni internazionali alla crisi dell’economia tedesca che per le imprese padovane rappresenta il primo mercato di riferimento con il 14% dei volumi dell’export. Il primo risultato è un netto calo della produzione industriale, il secondo è un deciso aumento della cassa integrazione. Dalle piccole imprese con pochi dipendenti ai colossi multinazionali, i dati dell’Inps parlano chiaro: in provincia di Padova le domande di “cig ordinaria” presentate dalle aziende erano state 6.402 in tutto il 2023 e sono già arrivate a quota 7.321 quest’anno. Solo 175 sono state respinte, tutte le altre pratiche sono già state autorizzazione o comunque sono in lavorazione.
Va ricordato che il numero di domande non corrisponde esattamente al numero di aziende, perché un’azienda potrebbe aver presentato richieste per diverse unità produttive oppure potrebbe aver fatto domanda più volte nel corso dell’anno per la stessa unità. Il termometro, in ogni caso, segna un aumento.
IL DETTAGLIO
Lo scenario del tessuto economico padovano è stato dipinto una settimana fa all’assemblea annuale di Confindustria Veneto Est. Nel primo trimestre di quest’anno la produzione industriale è calata del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2023, poi nel secondo trimestre è scesa dello -0,3% e i dati sono negativi anche per il terzo trimestre.
L’effetto è appunto un aumento delle ore di cassa integrazione anche se va fatta un’importante precisazione: il dato ora disponibile riguarda le ore di cassa integrazione richieste ma solitamente le ore poi effettivamente utilizzate dalle aziende sono sempre minori. Il cosiddetto “tiraggio” si vedrà solamente alla fine dell’anno.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Intanto per delineare il contesto è utile analizzare anche il Rendiconto sociale 2023 da poco pubblicato dall’Inps di Padova. Nel capitolo dedicato alle ore di cassa integrazione utilizzate notiamo un’impennata nel biennio 2020-2021 per effetto della pandemia (31 milioni e 11 milioni), un crollo nel 2022 grazie alla ripartenza dell’economia (1,2 milioni) e un nuovo aumento nel 2023 (1,7 milioni). Il 2024 si concluderà con ogni probabilità con un dato ulteriormente in crescita.
Nella stessa relazione si evidenzia l’aumento dei beneficiari di ammortizzatori sociali per cessazione di rapporto di lavoro, dovuto soprattutto ad un aumento delle domande accolte di Naspi. Nel Padovano l’Inps in media eroga il beneficio entro 30 giorni per il 94% delle domande accolte.
LA CATEGORIA
Le difficoltà sono evidenti nel mondo industriale, ma soffre anche il mondo artigiano. La complicata situazione della manifattura padovana è testimoniata dai numeri. Secondo i dati elaborati da Ebav, il ricorso al cosiddetto “Fsba” (Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l’artigianato) registra un incremento significativo. Tra gennaio e giugno l’aumento delle ore rendicontate è stato del 107% nella meccanica e del 217% nel settore moda.
Un problema decisamente sentito in provincia di Padova visto che qui operano 2.772 imprese nel settore meccanico e 1.497 nel comparto moda, due ambiti che complessivamente danno lavoro a 17mila addetti.
Nel settore moda la crisi è dovuta a diversi fattori: l’aumento dei prezzi causato dallo shock energetico, i problemi nella catena di approvvigionamenti, gli effetti della Brexit e il calo della domanda in Germania e Giappone.
I TIMORI
«I dati mettono in evidenza un quadro allarmante per la manifattura – evidenzia il presidente padovano di Confartigianato, Gianluca Dall’Aglio -. La situazione evidenzia chiaramente come le problematiche globali abbiano effetti locali importanti. La recessione della domanda internazionale, le difficoltà legate alla transizione ecologica e i costi crescenti del credito stanno schiacciando le nostre imprese. La stretta monetaria ha avuto effetti particolarmente penalizzanti in Italia, dove il costo del credito è aumentato più rapidamente rispetto alla media europea. A fronte di una situazione così complessa, è indispensabile che si adottino misure rapide e incisive per sostenere i settori strategici del nostro Paese».
Per Dall’Aglio «la nostra economia non può dipendere esclusivamente dai mercati esteri. È necessario rafforzare e valorizzare il mercato interno per garantire una crescita sostenibile. Moda e meccanica rappresentano il cuore pulsante del tessuto produttivo. La perdita di imprese significherebbe indebolire un patrimonio culturale e industriale unico al mondo. È nostro dovere fare tutto il possibile per evitarlo».
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