Diritti umani. C’è poco da festeggiare / Nonviolenza / Guerra e Pace / Guide / Home

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È vero, come Unimondo* il compleanno lo vogliamo e possiamo festeggiare oggi, perché 26 anni di attività sono tanti. Ventisei anni dal quel 10 dicembre 1998 passati a raccontarvi cosa accade nel Mondo, come possiamo inseguire la Pace, cosa fare per migliorare l’ambiente e noi stessi. Una bella avventura, davvero. Per il resto, però, dobbiamo dirlo.

C’è poco da festeggiare in questo 10 dicembre 2024. L’anziana signora, la Dichiarazione universale dei Diritti Umani – nata il 10 dicembre del 1948 – sembra definitivamente dimenticata, messa al ricovero. A dircelo sono i fatti, tutto ciò che è accaduto nell’ultimo anno.

D’accordo, l’ottimismo della ragione ci fa dire che sopravviverà alle bufere, perché la storia e l’umanità sono dalla sua parte. Il pessimismo della cronaca, mette però in fila elementi che hanno la forma di una pietra tombale. Quello che nell’ultimo anno è accaduto in Ucraina, con gli attacchi ripetuti alla infrastrutture utili alla sopravvivenza della gente, è un atto criminale contrario ad ogni diritto umano. Ciò che nel medesimo periodo è accaduto nel Vicino Oriente, a Gaza e in Libano, al di là dell’eccidio dei Palestinesi e dell’invasione di uno stato sovrano, ci dà la misura esatta di come la guerra sia tornata indietro di qualche secolo e noi, l’umanità tutta, con lei.

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La determinazione del governo israeliano nell’evitare che i giornalisti potessero vedere davvero ciò che sta accadendo è stata funzionale a coprire il comportamento “anti diritto umanitario” di Tel Aviv. Il governo Netanyahu, ignorando norme e convenzioni internazionali, non solo non ha accreditato le Nazioni Unite come possibile “parte terza” in grado di negoziare. No: ha anche attaccato e ucciso gli operatori umanitari, ha impedito alle agenzie dell’Onu di intervenire a favore della popolazione, ha cacciato l’Agenzia per i Profughi palestinesi – Unrwa – dal territorio e, in Libano, ha attaccato deliberatamente i caschi Blu in missione di pace. Sono state tutte azioni precise, nette, determinate, che segnano – ognuna – il confine fra un prima e un dopo. Da oggi in poi, chiunque, in qualunque guerra del Mondo, potrà mettere all’angolo le Nazioni Unite, ignorarle, screditarle e svuotarle di interesse. Così facendo, quel minimo di regole internazionali che, in guerra, potevano garantire la vita dei civili svaniranno. Morale: i cattivi vincono e la Dichiarazione, già in difficoltà, muore.

Dal quel 10 dicembre del 1948 la Dichiarazione è invecchiata, inutile negarlo. Nell’ultimo decennio è diventata un vecchio trofeo da esporre ogni tanto, per farsi belli, tenendola assolutamente staccata dalla vita di tutti i giorni, dalla quotidianità di un Mondo a belligeranza crescente.

A renderla decrepita e poco seguita sono stati gli interessi di sistema. Sono state le mire imperialiste e militariste della Russia di Putin e degli Stati Uniti di Biden, con la complicità dell’indifferenza cinese e dell’incapacità europea. E’ stata l’arroganza bellicista e assassina di Netanyahu. Sono stati i golpisti del Myanmar o dell’Africa Sub Sahariana. Come può vivere davvero, la Dichiarazione, in un Mondo che deve fare i conti con 31 guerre e 25 aree di crisi? Come può essere un punto fermo condiviso, se ancora pochi sfruttano i molti, se non cancelliamo la cattiva distribuzione della ricchezza e delle risorse, lo sfruttamento degli esseri umani e del territorio, l’assenza di diritti politici, sociali, del lavoro?

I Diritti Umani, così saldi in apparenza, naufragano nel Medfiterraneo, insieme a migliaia di disperati che cercano in Italia e in Europa un approdo sicuro alla loro voglia di futuro. Viviamo in una ricca roccaforte chiusa e respingente, che non ammette la libertà di movimento per gli esseri umani. Mentendo sulle parole, confondendo profughi ed emigranti, facendoli diventare una sola cosa, neghiamo diritti elementari a due terzi dell’umanità.

Questa è la situazione. Come abbiamo scritto più volte, la vecchia carta dei diritti sta sfumando nelle democrazie sempre meno inclusive, nei diritti del lavoro ormai superati dalla contrattazione ricattatoria individuale, nello stato sociale prosciugato di senso e significato, sostituito dalla carità e dalla buona volontà delle associazioni di cittadini. La Dichiarazione è diventata vecchia negli intoppi che ha trovato. Troppo nuova per piacere a tutti e trovare applicazione, l’abbiamo lasciata ingiallire, perseverando nei comportamenti contrari: sfruttamento del prossimo, chiusura delle frontiere e degli spazi, militarizzazione del confronto e della politica. Possiamo reagire? Sì, ribellandoci, informandoci, studiando, viaggiando, tornando nelle strade e nelle piazze per confrontarci. Possiamo cambiare le cose leggendo di più, ascoltando di più, muovendoci di più. Così e solo così, vedremo tornare in vita quella vecchia signora che chiamiamo Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Dove possiamo farlo? Anche qui su Unimondo, che da 26 anni (oggi) propone una forma di giornalismo “lento”, attento a temi che hanno meno copertura mediatica ma con una forte volontà di diffondere la cultura dell’informazione e del dialogo. Se l’idea di un sito di informazione oggi non sembra nulla di originale, fu una grande scommessa quando Unimondo venne fondato, il 10 dicembre 1998. In quei giorni internet iniziava a prendere la forma che oggi conosciamo, nello stesso anno, ad esempio, nacque il noto motore di ricerca Google. Una testata generalista, ma con dei forti valori, espressi già dalla data di fondazione nella giornata mondiale dei diritti umani dell’ONU. Da sempre Unimondo ha avuto un’occhio di riguardo nei confronti del tema dei diritti umani, ma anche dello sviluppo umano sostenibile, della pace e dell’ambiente Nato come progetto indipendente si è da subito appoggiato a varie realtà locali, per poi arrivare a Fondazione Fontana, l’attuale editore,  con cui condivideva, e condivide, molti dei valori fondanti. Fondazione Fontana, una onlus con sede a Padova, pone al centro della propria attenzione le tematiche della cooperazione internazionale e dell’educazione alla cittadinanza globale e, con Unimondo, aggiunge l’informazione.

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