Sono in corso le indagini della Procura di Prato per stabilire con esattezza cosa è successo nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) e la causa dell’esplosione e dell’incendio che hanno provocato 5 morti. Si indaga per omicidio colposo plurimo. In questo quadro è cruciale la testimonianza di uno dei dipendenti del sito, che se l’è cavata con una ferita al braccio, uno dei primi ad accorgersi che qualcosa non andava. E poi ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’impianto, anche se sfocate e lontane dal punto dell’incidente.
Dove si trova il deposito Eni di Calenzano, collegato alla raffineria di Livorno
L’esplosione è avvenuta nell’impianto di stoccaggio di carburante dell’Eni nella zona industriale di Calenzano, che si trova a 13 chilometri dal centro di Firenze e a 6 da Prato. Una struttura nel cuore della piana fiorentina, per questo il violento scoppio e le vibrazioni per lo spostamento d’aria sono state percepite anche a chilometri di distanza, da Campi Bisenzio al centro fiorentino, da Scandicci a Sesto. Si tratta di un’area di 170mila metri quadrati, compresa tra via Le Prata e via del Pescinale. A poca distanza si trovano due centri commerciali, quello Il Prato (ex Carrefour) e i Gigli di Campi Bisenzio, numerosi alberghi, decine di aziende oltre all’uscita dell’autostrada A1 e la linea ferroviaria Firenze-Prato.
L’impianto di Calenzano, dove è successo l’incidente, è aperto dal 1956, oggi è collegato tramite un oleodotto sotterraneo lungo 80 chilometri alla raffineria di Livorno ed è dotato di 24 serbatoi e 10 pensiline di carico. La sua funzione principale è la ricezione, lo stoccaggio e poi la spedizione tramite autobotti di carburanti ai distributori del Centro Italia: benzina, diesel e kerosene per gli aerei.
Cosa è successo nel deposito Eni di Calenzano e cosa ha causato l’esplosione
Intorno alle ore 10.21 un’esplosione ha squarciato l’aria, con una grande palla di fuoco, seguita da un’alta colonna di fumo nero: l’incidente è avvenuto nell’area delle pensiline dove cinque autobotti stavano caricando carburante. Secondo la testimonianza di un dipendente che è riuscito a mettersi in salvo riportando solo alcune ferite, ci sarebbe stata una vistosa fuoriuscita di benzina da uno dei mezzi che si stavano rifornendo, all’altezza del tubo di alimentazione. È stato lo stesso operatore a premere il pulsante per dare l’allarme, alle ore 10.21 e 30 secondi, poco dopo si è verificata una deflagrazione alla pensilina numero 6, seguita da una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno 5 autocisterne.
Lo spostamento d’aria causato dallo scoppio è stato avvertito nel raggio di 5 chilometri. Le aziende e gli edifici che si trovavano entro i 300 metri in linea d’aria hanno subito danni, come vetri in frantumi, finestre divelte e controsoffitti crollati. Le vibrazioni sono state registrate anche dai sismografi nella zona, segnando una magnitudo 0.9. Al momento il bilancio parla di 5 morti.
L’intervento dei vigili del fuoco e le analisi per la nube tossica
Le fiamme hanno avvolto uno stabile adibito a stazione di rifornimento, che è crollato, e anche una vicina palazzina che ospitava uffici è stata parzialmente danneggiata. A seguito di quanto successo, è scattato il piano di emergenza per circoscrivere l’incendio: il rogo non ha interessato altri serbatoi di carburante del deposito Eni di Calenzano. Allerta anche per il rischio di nube tossica: i Comuni vicini all’aera dello scoppio, subito dopo il rogo, hanno raccomandato ai cittadini di chiudersi in casa e serrare porte e finestre.
L’allarme per il rischio inquinamento è rientrato alle ore 16, a seguito delle analisi degli esperti che hanno escluso rischi per la salute. “Arpat ci ha comunicato che non ci sono conseguenze né per l’aria né per il suolo”, ha affermato nel pomeriggio del 9 dicembre l’assessore regionale alla Protezione Civile Monia Monni. Publiacqua, il gestore idrico della zona di Firenze, Prato e Pistoia, ha fatto sapere che non ci sono stati problemi per la sicurezza dell’acqua potabile. Altre analisi saranno svolte in questi giorni per monitorare la situazione.
Il deposito Eni di Calenzano è classificato ad alto rischio industriale e deve rispettare le regole della direttiva Seveso: gli inquirenti dovranno fare luce su quanto successo e su cosa non è funzionato nelle procedure di sicurezza. Strutture di questo genere sono sottoposti a ispezioni dei vigili del fuoco, di Arpat e Inal ogni tre anni, l’ultima nel 2021.
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